La luce abbraccia il
nostro quotidiano e da secoli anche il nostro vivere notturno. Non è un caso
che si parli sempre più frequentemente di come stia evolvendo il nostro
panorama della luce come artificio di innovazione, di intelligenza e di maggior
comune consapevolezza verso i luoghi che abitiamo, e che solchiamo giorno dopo
giorno. La luce istintiva appartiene ad una dimensione estranea ai vincoli e
alle logiche di progetto, è espressione di una forma di energia libera e non
condizionata, probabilmente perché fluisce senza limiti in tutti i campi della
materia, ma scorre anche senza freni nella vastità dell’impalpabile etere seguendo
le leggi dell’universo.
La comprensione del livello espressivo
intermedio in cui ci troviamo è ben rappresentata dalla natura dei due culmini
estremi opposti: il meraviglioso mondo delle particelle luminescenti animate
negli abissi dei nostri oceani e diversamente l’irraggiungibile estensione
delle costellazioni dei nostri cieli. Forme viventi in magici movimenti
luminosi nascoste a centinaia di metri di profondità, quasi a rappresentare
quella parte dell’inconscio di cui solo una realtà infinitesimale può essere
esplorata e conosciuta in un dato momento del presente. All’estremo opposto
nuvole puntiformi di spie scintillanti estese nell’infinito che potrebbero
suggerire l’appartenenza ad una dimensione cosmica famigliare ma solo
nell’apparenza, dato che l’universo è in continua inesorabile evoluzione.
Tuttavia, un terreno intermedio esiste e permane, nonostante sia anch’esso
legato al fenomeno dell’inarrestabile trasformazione, ed è costituito da una
uno strato atmosferico in cui abitiamo da millenni e che conosciamo sotto il
nome di superficie terrestre. In questa dimensione i fenomeni di luce vengono
acquisiti molto frequentemente come espressione di manifestazioni scontate e
ripetitive, senza significative distinzioni tra la luce del giorno e la luce
della notte: prevale l’istinto di “sopravvivere abitando”, quel istinto che
porta inesorabilmente a ricercare le condizioni migliori seguendo un percorso
della mente progettata e non del libero istinto naturale. In questo contesto la Pelagia Noctiluca
delle profondità marine non potrebbe rispondere del suo progetto luminescente, così
raffinato, se non fosse per la sua semplice natura di sopravvivenza, emanazione
di uno straordinario processo evolutivo che coinvolge l’arte di segnalare e
comunicare con pulsazioni bio-luminescenti. Peraltro, la costellazione boreale
dei Gemelli non potrebbe assumersi il merito di aver guidato spedizioni
marinare in condizioni difficili di navigazione nei secoli. Le stelle risiedono
per legge universale dove sono, come la Noctiluca
vive per sua natura nelle sue profondità.
Il punto fondamentale risiede nel fatto che
entrambe, senza saperlo, ci offrono una visione dell’esistenza straordinaria,
portandoci ad una riflessione stimolante per la nostra concezione di habitat luminoso. Esistono cromaticità
naturali, associate a bassissime luminanze che non seducono solamente la nostra
mente ma accedono ai codici più remoti della nostra interpretazione corticale.
"Bobtale-squid" bioluminescenza marina
Elettroluminescenza: Oled e LED
Comprendere come l’interpretazione
fisiologica delle caratteristiche della scena luminosa crepuscolare stimoli la
nostra pulsione emotiva più istintiva e remota, costituisce uno dei temi di
ricerca più affascinanti in materia progettuale. Infatti, l’idea che il terreno
fertile di transizione si collochi tra due estremi della visione, le tenebre e
lo spazio cosmico, offre lo spunto per accedere ad una dimensione del progetto,
ovvero di una visione della realtà notturna, che tenga conto sia dell’ignoto
nascosto come del visibile ostentato. Questi due aspetti trovano riscontro in
un filone nascente, una nuova interpretazione dell’ambiente circostante,
seguendo gli effetti di luminescenze eredi delle bioluminescenze in grado di
costruire la scena visiva, ma soprattutto di racchiudere in essa i significati
del rapporto tra natura e uomo.
Lucciola: bioluminescenza in natura
Weston supermare, arch. Tosetti: fosforescenza integratata in resina
Gli elementi del nostro habitat primordiale possono dunque rientrare in scena secondo nuove
“gerarchie” suggerite dal principio della sostenibilità visiva. In un certo
senso è come se l’uomo entrasse a pieno titolo alla riscoperta di un
eco-sistema nello spazio antropizzato, attraverso un nuovo itinerario dei sensi, materializzato da tracce delicatissime e
soffuse di segni luminosi, perseguendo armonie universali e perenni.
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